Ci rivedremo (sicuramente) all’inferno

Immagino che chi bazzica sul mio blog da un po’ lo avrà capito, ma a scanso di equivoci lo dico una volta per tutte: io e Wilbur Smith non abbiamo un buon rapporto, dal punto di vista lettrice-autore.

Stringere un patto finzionale significa prima di tutto adattarsi alla realtà nella quale ci si sta per immergere, e ogni volta che prendo in mano un romanzo di Wilbur Smith (mia madre è una fan, dunque li abbiamo quasi tutti in casa) so che dovrò chiudere gli occhi di fronte a moltissime cose che mi irritano e che sono per la maggior parte retaggio culturale del secolo passato. Dunque sorvolo e mi concentro su altri aspetti dei suoi libri. Anche nel leggere Ci rivedremo all’inferno (in originale Shout at the devil) ho fatto così, ma il risultato non è stato dei migliori.

Sull’autore

Wilbur Smith è stato uno scrittore sudafricano, famoso in tutto il mondo per i suoi romanzi d’avventura ambientati nel continente dove ha vissuto. Il suo primo romanzo, Il destino del leone, è uscito nel 1965, e da lì in poi non si è mai fermato, pubblicando almeno un libro all’anno per quasi tutta la sua carriera. Alcuni dei suoi romanzi (come questo qui) sono stati anche adattati per il cinema (un altro che trovate sul mio blog è L’ombra del sole). I temi preponderanti nei suoi romanzi sono la guerra, l’amore, la legge del più forte applicata agli uomini e i parallelismi continui tra il mondo animale e selvaggio e quello umano (altrettanto selvaggio).

Ci rivedremo all’inferno (1968)

Rispetto ai suoi standard, Ci rivedremo all’inferno non è un libro voluminoso, tant’è che mi aspettavo di riuscire a finirlo presto. Così non è però stato: non so proprio perché, ma rispetto agli altri due romanzi che ho letto di Smith questo qui mi è risultato lento fin dall’incipit, e di conseguenza è rimasto sul mio comodino per almeno due mesi, in cui l’ho toccato molto poco.

Alla mia reticenza hanno contribuito due fattori:

  • la traduzione raffazzonata (io non sono un’esperta, ma è abbastanza evidente);
  • lo stile di Smith, che in questo caso non brilla particolarmente (mi sbaglierò, ma sembra che abbia scritto il libro in fretta e furia, non soffermandosi a dovere su alcuni passaggi).

Il risultato? Una prosa prolissa, carica più del solito di intercalari maschilisti e profondamente sessisti, noiosa persino nei punti più movimentati (forse perché il lessico usato per descrivere le battaglie navali è fin troppo dettagliato, e per chi non ha familiarità con quel mondo come la sottoscritta è molto difficile stare dietro alle varie mosse).

Trama, personaggi, stile, temi

La storia, comunque, è ambientata tra il 1912 e il 1914 e vede muoversi nel continente africano – tra l’Africa portoghese e quella tedesca – Flynn Patrick ‘O Flynn, contrabbandiere con seri problemi d’alcolismo; Sebastian Oldsmith, giovane britannico che viene circuito da ‘O Flynn; e Herman Fleischer, comandante tedesco d’istanza a Mahenge (da qualche parte nel territorio sotto dominio tedesco).

All’inizio la storia ha un tono più leggero e fanfarone, concentrandosi solo sulle scorribande di ‘O Flynn e Oldsmith; la seconda parte, tuttavia, è più seria e mette in gioco la Prima Guerra Mondiale. Al centro della trama c’è comunque una nave da guerra tedesca, famigerata e considerata imbattibile dall’esercito britannico.

I temi generali di questo romanzo sono sicuramente la guerra e la vendetta che insieme alle descrizioni di un’Africa umida e piena di elefanti danno al genere d’avventura un’aria insolita. Se siete amanti degli animali, persone sensibili o animalisti convinti, devo però avvertirvi che alcune scene potrebbero turbarvi.

Ci rivedremo all’inferno (1976)

Il film – omonimo – risale al 1976 e vede nel cast delle vere e proprie punte di diamante di quegli anni: Lee Malvin interpreta ‘O Flynn, Roger Moore il caro Sebastian e Barbara Parkins Rosa, la figlia di ‘O Flynn (e moglie di Sebastian). La sceneggiatura è stata scritta da Stanley Price (A Royal Scandal) e Alastair Reid (Ounce Dice Trice) e vede qualche cambiamento (ne parlo tra poco).

Il film comunque segue la stessa trama del libro tutto sommato, e si sofferma di meno sulle scene più sanguinolente in favore di più movimento e più melodramma. I colori dell’Africa si fondono come su una tavolozza con quelli più freddi e duri della guerra in corso (anche se hanno fatto un po’ confusione sugli anni), anche se i costumi di scena sono piuttosto ammodernati (ricordo che la storia è ambientata tra il 1912 e il 1914).

Le differenze tra libro e film

  • Nel libro Mohammed è africano, appartiene a una delle tante tribù del territorio; nel film è arabo e muto, e ci viene fatto intendere che a menomarlo è stato Fleischer (il che rafforza l’antagonismo del tedesco).
  • Nel libro Fleischer individua Sebastian perché lo sente sparare a degli elefanti, nel cuore della notte (le zanne degli animali saranno il compenso del viaggio); nel film alla fine del suo giro da ascaro Sebastian incontra Fleischer in pieno giorno, improvvisamente. Alla sprovvista, il giovane batte in ritirata con i suoi uomini, attraversando il confine (il fiume) a nuoto. Il compenso del viaggio è formato dai ricavi delle tasse di Fleischer e dal suo asino.
  • Nel film quando Flynn e Sebastian ritornano in territorio tedesco scoprono della guerra quando depredano Mahenge (la città di Fleischer) e Rosa non viene picchiata dai tedeschi durante il raid. Inoltre, è assente tutta la lunga presentazione della nave; nel libro non sanno della guerra, quindi quando tornano a Lalapanzi (casa loro) è un vero e proprio shock per loro. Rosa viene costretta a guardare mentre uccidono la sua bambina e viene pestata dai soldati tedeschi. Dopo questa tragedia c’è un salto temporale che ci porta alla presentazione del Blücher.
  • Nel film Sebastian è coraggioso e, insomma, il tipico eroe; nel libro è un personaggio positivo, ma è anche un gran fifone.
  • La follia di Rosa è molto più incisiva nel libro.
  • Nel film il punto di vista dei tedeschi è pressoché assente, mentre nel libro ha molto più spazio.
  • Nel film Sebastian non trascorre giorni a spiare i tedeschi, ma va direttamente a piazzare la bomba nella stiva.
  • Nel film Flynn non viene impiccato, ma muore per salvare Sebastian e Rosa.
  • Mohammed muore nel film, mentre nel libro è in realtà l’unico sopravvissuto.
  • La parte finale del film è diversa: Sebastian e Rosa si salvano dall’esplosione e Sebastian uccide Fleischer; nel libro muoiono tutti nell’esplosione.

Qualche considerazione

Personalmente reputo il film molto migliore del romanzo: è scritto meglio, e anche se i personaggi sono stereotipati hanno più senso. Il libro è pedissequo, si dilunga in narrazioni piene di tecnicismi ed è pieno di un evidente – quasi ostentato – sessismo nei confronti di Rosa. Il finale ha forse più senso, anche se placa in un certo modo la follia della donna. Penso che gli sceneggiatori abbiano fatto un ottimo lavoro, portando l’attenzione dello spettatore su una storia che possiede elementi tutto sommato validi ma che nel libro non trascinano abbastanza.

La mia crociata nei confronti di Wilbur Smith non si fermerà presto: di libri ne ha scritti tanti. Voi ne avete letto qualcuno? Fatemelo sapere con un commento, a presto!

Non appena comincia a correre, anche un eroe diventa un vigliacco.

W. Smith, Ci rivedremo all’inferno

Autore: Francesca

Scrivo. In pratica non so fare altro: sono goffa, timida e secondo qualcuno amo dormire a testa in giù. Ma amo anche leggere e osservare. Insomma, mi piace scappare dal mondo reale per rifugiarmi in quelli immaginari.

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