La Bella, la Bestia e derivati

«È una storia sai, vecchia più che mai…» canta Mrs. Bric a Chicco in La Bella e la Bestia (1991). La teiera non ha affatto torto: quella di Belle e del principe sotto mentite spoglie è una storia che ha origini antichissime, ma che ha raggiunto la piena popolarità solo negli anni ’90 grazie al classico Disney. Nonostante questo, se proprio dovessimo metterci a cercare le origini del film – ormai nell’immaginario collettivo – dovremmo andare indietro nel tempo di qualche secolo.

La fiaba moderna, infatti, vede due versioni canoniche, che sono state poi prese come canovacci per la realizzazione delle versioni cinematografiche, di cui vi parlerò qui. Sono riuscita infatti a guardare quasi tutti gli adattamenti basati sulle fiabe tranne un paio che non sono riuscita a recuperare in alcun modo. Ho evitato anche di cimentarmi nella visione della serie TV Beauty and the Beast, e ho scelto di escludere la storyline di Tremotino e di Belle in C’era una volta, così come Beastly, il film con Vanessa Hudgens (anche perché quello è tratto da un romanzo che si rifà a La Bella e la Bestia, quindi sarebbe stato ancora più complesso). Come sempre, prima di approfondire le trasposizioni, vi presento le autrici degli scritti originali.

La Bella e la Bestia durante la scena del ballo.

Indice dei contenuti:

  1. Le autrici
  2. La Bella e la Bestia: la versione di Villeneuve
  3. La Bella e la Bestia: la versione di Beaumont
    1. I temi delle versioni cartacee
  4. E ora, gli adattamenti
    1. La Bella e la Bestia (1946)
    2. La Bella e la Bestia (1952)
    3. La Bella e la Bestia (1962)
    4. Giulia e il mostro (1978)
    5. La Bella e la Bestia (1991)
    6. La Bella e la Bestia (1992)
    7. La Bella e la Bestia (2014)
    8. La Bella e la Bestia (2017)
  5. In conclusione

Le autrici

Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve si avvicina alla scrittura dopo la morte del marito per sostentarsi e pubblica molte opere (la più celebre è La Jardinière de Vincennes [La Giardiniera di Vincennes]). La Bella e la Bestia compare nel 1740 in una raccolta di racconti,  La Jeune Américaine et les contes marins [La Giovane Americana e i racconti marini]: probabilmente la donna aveva sentito la storia da un’americana, ma è solo con la sua seconda versione che la fiaba raggiunge la fama.

Jeanne-Marie Leprince de Beaumont ha scritto la seconda versione de La Bella e la Bestia. Più breve e concisa, questa versione è quella che diventa famosa. Per quanto riguarda la sua autrice si trattava di una donna sicuramente molto dinamica, che si è sempre mantenuta da sola lavorando come istitutrice. Nel corso della sua carriera letteraria ha pubblicato circa 70 volumi di racconti per bambini, dando lustro al genere e alle scrittrici interessate a scriverne.

La Bella e la Bestia: la versione di Villeneuve

La prima versione della fiaba è molto più lunga della seconda. Belle è la più piccola di sei figli mentre suo padre è un mercante che si vede costretto a trasferirsi insieme alla famiglia in campagna perché il suo impero navale va a fuoco. Qualche tempo dopo scopre che una delle sue navi è ancora integra, così parte per cercare di rimettere in sesto le sorti della famiglia, fallendo. Quando si ferma a cogliere una rosa per Belle in un castello apparentemente abbandonato, viene fermato dalla Bestia, che gli pone davanti una scelta: restare con lui per sempre o mandare qualcuno al suo posto. Come sappiamo, sarà Belle a sostituirlo.

Durante la sua “vacanza” Belle ha modo di esplorare il castello, che riserva molte sorprese, di passare del tempo con la Bestia, che però compare solo a cena, e di fare sogni bellissimi nei quali si innamora di un principe. Quando la maledizione si spezza e la Bestia diventa principe si scopre che è esattamente quello dei sogni di Belle. Inoltre il principe racconta la sua storia, e alla fine si scopre che anche Belle è una principessa, data via alla nascita per cause di forza maggiore.

La Bella e la Bestia: la versione di Beaumont

Belle è la minore di tre sorelle, è la più bella e, soprattutto, è la più gentile. Anche in questo caso il padre finisce in rovina e si vede costretto a trasferirsi in campagna per poi ritornare alla civiltà quando scopre della nave. Chiede alle figlie cosa vogliano come regalo, e Belle chiede l’oggetto più umile: una rosa. E quindi l’uomo va e torna, sconsolato, per poi incappare nel castello della Bestia durante una tempesta di neve. Lì trova la rosa e la creatura, che gli pone la fatidica scelta.

Anche in questo caso Belle si sacrifica per il padre perché si reputa colpevole, e la Bestia la accoglie nel suo castello e la tratta benissimo, riempiendola di regali e dandole anche uno specchio magico, con il quale può osservare la sua famiglia quando vuole. Anche in questo caso la maledizione si spezza alla fine, rivelando un principe, e le sorelle di Belle – perfide e invidiose – si trasformano in statue: resteranno tali finché non si pentiranno dei loro cattivi sentimenti.

I temi delle versioni cartacee

Per poter esaminare – anche brevemente – gli adattamenti di La Bella e la Bestia vanno individuati prima di tutto i temi principali delle fiabe, che sono molto diversi da quelli che si potrebbe immaginare. Se, infatti, uno dei temi – il vedere la bontà in una persona a dispetto dell’aspetto fisico – si è conservato piuttosto bene nel corso dei secoli, lo scopo ultimo delle fiabe – insegnare alle bambine e alle giovani che anche se il marito scelto per loro non fosse stato bello, aveva di sicuro altri pregi – è andato perduto.

Inoltre, nelle fiabe non c’è una vera e propria separazione tra la bontà di Belle e la cattiveria della Bestia – perché la creatura non ha un carattere cattivo, al massimo solo un po’ rozzo – mentre nei film si evidenzia molto il manicheismo di fondo (rafforzato dalla presenza di Gaston).

E ora, gli adattamenti

Dopo aver parlato delle fiabe e dei loro temi in maniera molto generale – davvero, si potrebbero scrivere saggi interi sull’argomento – adesso diamo un’occhiata agli adattamenti che sono riuscita a recuperare (uno, del 1987, purtroppo manca all’appello). Inoltre, per scrivere questo articolo mi sono concentrata prevalentemente sui film (niente Beauty and the Beast) e sui prodotti direttamente derivati dalle fiabe originali (quindi niente Beastly).

La prima pellicola che ho trovato curiosando in rete, comunque, è La Bella e la Bestia del 1920, un film muto tutto italiano (diretto da Umberto Fracchia e interpretato da Paolo Pezzullo e Rosa Moneta) che purtroppo è andato perduto e di cui restano solo pochi fotogrammi (come questo qui sotto).

La Bella e la Bestia (1946)

Quello che possiamo definire il primo adattamento cinematografico a noi pervenuto è francese e porta la firma del famoso Jean Cocteau. Questo film attinge da entrambe le versioni: Belle ha due sorelle e un fratello, Ludovico. Rispetto alla controparte cartacea i personaggi, soprattutto i secondari, sono molto più attivi.

In particolare le sorelle di Belle, Ludovico e Splendore (l’amico del fratello) cercano di uccidere la Bestia, e questo è un primato: nelle fiabe, infatti, non c’è mai intento omicida nei confronti della creatura, che rischia la morte solo perché Bella si dimentica la promessa che gli fa. In alcuni punti è molto sognante e fiabesco, in altri è inquietante: Bella ammette di trovare la paura eccitante, e la scena finale nella quale la Bestia si trasforma in umano (ovvero una copia identica di Splendore) è molto inquietante e strana.

La Bella e la Bestia (1952)

È la prima versione animata della fiaba, e la declina nella cultura russa. Realizzata con la tecnica del rotoscopio, che le dà la sua aura particolare, questa versione – la prima animata – si rifà alla variante della fiaba dell’autore russo Sergei Aksakov Il fiore scarlatto. Il padre si chiama Steven e le figlie Natalia, Parasha e Anastasia. È una variante molto più esotica, orientale e magica (i disegni, poi, sono bellissimi).

Sono presenti tre oggetti magici (la corona, lo specchio e il fiore, ma il fiore in questo caso è presentato come esplicitamente negativo). Ci sono anche delle canzoni. La Bestia sembra uscita da Adventure Time. Si rifà alla prima versione, ma anche un po’ alla seconda se si guardano le sorelle e il loro comportamento. La Bestia, inoltre, non è grezza e ottusa come nelle fiabe ma solo molto timida e triste (fa molta tenerezza).

La Bella e la Bestia (1962)

Questo film si discosta davvero molto dalla fiaba originale: ci troviamo nella Sardegna medievale e i due protagonisti sono Althea (Joyce Taylor) e Eduardo (Mark Damon), due nobili promessi sposi. Eduardo è l’erede al trono ed è bellissimo, ma ha un segreto: a causa della maledizione di un alchimista che suo padre ha ucciso anni addietro di notte si trasforma in una bestia molto simile a un licantropo.

La maledizione non resta un segreto a lungo: oltre ad Althea, che scopre il segreto seguendo Eduardo di notte, anche Bruno (Micheal Pate), altro candidato per il trono e rivale di Eduardo, viene a sapere tutto, e cerca di liberarsi di lui aizzando i cittadini del regno contro il bugiardo mutaforma. Grazie all’amore tra Althea e il malcapitato, però, la maledizione si spezza e i due si sposano. Oltre alla differenze narrative c’è anche un rovesciamento completo del punto di vista: è Eduardo il protagonista, non Althea.

Giulia e il mostro (1978)

Questa versione è tra le mie preferite perché molto dark. La storia, in realtà, non cambia moltissimo: l’unica differenza è che la protagonista si chiama Giulia. Sono presenti moltissimi momenti onirici che fanno pensare alla prima versione della fiaba, e ce ne sono altri che servono a mettere in risalto la crudeltà della Bestia, che in quanto mostro uccide a piacimento.

O meglio, uccide a piacimento tutti tranne Giulia, perché è bellissima e toglierle la vita sarebbe un peccato. Grazie a questa considerazione la ragazza può vivere nel palazzo della creatura, innamorandosi di lui malgrado le circostanze e gli innumerevoli divieti che le vengono imposti – uno tra tanti: non può vedere la Bestia. La conclusione fa venire in mente il mondo del balletto per la leggiadria e la grazia dei due protagonisti, ma non sono sicura che sia cosa voluta.

La Bella e la Bestia (1991)

Questa è la versione che ha riportato la storia delle due autrici francesi alla ribalta, ed è quella targata Disney che tutti conosciamo. Rispetto alle versioni cartacee la storia è molto più breve e manicheista: il Principe, che originariamente è una semplice vittima dell’invidia altrui diventa antieroe, dimostrandosi colpevole di superbia e di cattiveria nei confronti della maga che lo maledice.

Anche il personaggio di Belle è diverso rispetto alla fiaba: pur restando gentile e dolce la ragazza si dimostra anche molto coraggiosa, determinata e consapevole di sé stessa. Poi ci sono i servitori – assenti nelle fiabe – e c’è il personaggio di Gaston, che si erge a vero antagonista del film, dimostrando che ci sono persone in grado di cambiare e di essere buone nonostante il brutto aspetto (la Bestia), mentre le persone belle fuori a volte non lo sono anche dentro.

La Bella e la Bestia (1992)

A prima vista questo film – uscito solo un anno dopo il successone di Disney – ne sembra una brutta copia da rifilare a compratori poco attenti. In realtà, nonostante sia visivamente inferiore e relativamente bruttino, La Bella e la Bestia si dimostra molto più accurato di altre produzioni, anche con attori in carne ed ossa.

Nonostante ricordi alla lontana La Bella e la Bestia del 1962 è in realtà una trasposizione piuttosto fedele della prima versione della fiaba: c’è il viaggio, ci sono i sogni, ci sono le sorelle rompiscatole e ci sono anche i fratelli. L’unica aggiunta è il personaggio di Claire – forse l’unico richiamo al classico disneiano – la governante del palazzo della Bestia.

La Bella e la Bestia (2014)

Dopo i fasti degli anni ’90 bisogna attendere il 2014 per vedere una nuova versione di La Bella e la Bestia. Si ritorna così agli attori in carne ed ossa e la produzione del nuovo film è francese, come la terra d’origine delle fiabe. I protagonisti sono due attori molto affermati – Léa Seydoux e Vincent Cassel – e la trama è in perfetto equilibrio tra le due versioni cartacee e quello che le persone si aspettavano di vedere – l’influenza dei film precedenti.

In generale, questa versione si rifà alla prima fiaba, apportando però delle modifiche: ancora una volta il Principe è un antieroe – perché diciamocelo pure: i cavalieri senza macchia e senza paura hanno stancato – trasformato in Bestia da una divinità superiore, adirato per la morte della figlia, che lui ha ucciso quando era trasformata in cerva (tradotto: la caccia è una cosa brutta, non si fa!). Belle in questo contesto spezza la maledizione a colpi di litigate, e i due finiscono per abbandonare il Castello incantato in favore della vita agricola.

La Bella e la Bestia (2017)

L’ultimo (per ora) adattamento di La Bella e la Bestia risale al 2017, ed è dichiaratamente un live-action del film animato del 1991. A condurre i giochi ci sono Emma Watson, Ben Stevens e Luke Evans nei ruoli di Belle, la Bestia e Gaston. Essendo un live-action è praticamente uguale al film animato, ma ha saputo sfruttare anche qualche piccolo elemento delle fiabe per approfondire determinate linee narrative.

Oltre alle canzoni stupende realizzate dal cast come in un musical a teatro abbiamo una CGI molto borderline che a volte dà fastidio agli occhi e qualche piccolo riferimento aggiunto: in primis, la maledizione della Bestia ha coinvolto anche il villaggio di Belle, che non ne sa niente perché si è trasferita con Maurice da poco. E poi c’è una piccola parte sulla madre di Belle, che ci presenta una funzione molto bella presente nelle fiabe: i portali magici per viaggiare ovunque senza lasciare il castello (e quindi non solo uno specchio che fa le videochiamate magiche).

In conclusione

È piuttosto difficile trovare l’adattamento perfetto, e La Bella e la Bestia non fa eccezione: di tutte le versioni cinematografiche realizzate finora, nessuna ha mai completamente seguito la storia (anzi, le storie) originali al 100%. E il motivo è presto individuato: le fiabe avevano delle morali completamente diverse, dovevano insegnare alle giovani donne ad accogliere con compiacenza i mariti e a dare loro una possibilità, anche se magari erano molto più grandi e poco attraenti.

I tempi, però, cambiano, e forse è proprio osservando la punizione somministrata alle sorelle di Bella nella seconda versione che sono nate le idee che hanno poi portato al graduale capovolgimento della situazione: la Bestia cambia, diventando un antieroe e non una vittima delle cattiverie altrui, acquisendo spessore e umanità. Bella non si limita ad essere solo gentile e accondiscendente, e Gaston – che è una new entry relativamente recente – si inserisce perfettamente a rappresentare l’umanità cieca, spaventata e chiusa al diverso.

Una vita deliziosa avrebbe dovuto soddisfare ogni suo desiderio, ma ci si stanca di tutto e la più grande felicità diventa vuota quando è continua, quando accadono sempre le stesse cose e si resta senza paure né speranze.

G. Barbot de Villeneuve, La Bella e la Bestia

Autore: Francesca

Scrivo. In pratica non so fare altro: sono goffa, timida e secondo qualcuno amo dormire a testa in giù. Ma amo anche leggere e osservare. Insomma, mi piace scappare dal mondo reale per rifugiarmi in quelli immaginari.

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