Di specchi e orologi

Di specchi e orologi

Qualche mese fa ti ho parlato di un adattamento che è un classico sia su carta che su pellicola: sto parlando di Alice nel paese delle meraviglie. E fino al 2016 il grande pubblico pensava che l’avventura di Alice fosse tutta lì. L’uscita nelle sale di Alice attraverso lo specchio ha quindi gettato luce sul secondo capitolo delle avventure della bambina inglese dall’immaginazione più fervida dell’Ottocento (nato da una mente ancora più brillante e labirintica, quella di Lewis Carroll, al secolo Charles Lutwidge Dodgson). In questo articolo ti parlerò del secondo libriccino di Carroll, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, e dei due film Alice in Wonderland e Alice attraverso lo specchio.

Dalle carte agli scacchi

Il sequel di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie esce nel 1871 (6 anni dopo il primo) e presenta lo stile inconfondibile di Carroll fin da subito: il testo è infatti pieno zeppo di poesie e filastrocche, alcune nonsense e altre che attingono alla tradizione britannica di quel tempo. Questa volta ci troviamo in una casa: Alice è seduta su una poltrona di fronte al camino ed è tutta intenta a sgridare una gattina nera, Kitty, quando decide di attraversare l’enorme specchio che sta sopra al camino. Ed ecco che comincia l’avventura: la bambina finisce nel mondo dentro lo specchio, un perfetto riflesso di quello reale… Almeno in apparenza. Dietro la facciata uguale e statica, infatti, si nascondono minuzie fantastiche: quadri animati e una scacchiera piuttosto vivace. Ed è proprio il gioco degli scacchi ad essere il filo principale della storia: Alice esce dalla stanza, va in giardino e si ritrova immersa in un verde piuttosto singolare, che ha in tutto e per tutto l’aspetto di una scacchiera. Inizia quindi la partita, che vede Alice in guisa di pedone: una partita con regole tutte sue che garantisce, alla fine del cammino, una corona anche per la bambina oltre che per le due Regine presenti in campo: la Regina Bianca e la Regina Rossa.

Di poemi e personaggi

Durante il suo percorso scacchistico Alice incontra, oltre ai pezzi della tavola da gioco, anche moltissimi personaggi della cultura britannica di quegli anni. Non è inusuale: sappiamo molto bene quanto Carroll amasse giocare con le poesie e le storie, distorcendole e rendendole bizzarre e buffe. In questo caso ritroviamo la filastrocca del Tricheco e del carpentiere (che abbiamo incontrato nel classico Disney), Pinco Panco e Panco Pinco, Humpty Dumpty e, dulcis in fundo, la filastrocca Jabberwocky, che forse conosci con il suo titolo italiano: il Ciciarampa (sì, proprio lui!)

Ma Attraverso lo specchio non si limita a questo: è un libro ben diverso dal primo. E questo, secondo me, dipende dal tono. Nonostante sia infatti di base uguale al primo, Carroll sembra essere più serio, e sotto più aspetti. Parlando con i gemelli dopo che questi le hanno recitato la filastrocca del Tricheco e del Carpentiere, per esempio, troviamo questo scambio molto interessante:

«Mi è più simpatico il Tricheco» disse Alice, «lui era almeno un po’ addolorato per le povere ostriche». «Però ne ha mangiate di più del Carpentiere» osservò Tuidoldìi. «Si teneva il fazzoletto davanti in modo che il Carpentiere non potesse tenere il conto di quante ne mangiava: per dirla alla rovescia».

Questo scambio di battute nasconde al suo interno il disfacimento di un concetto ben presente nella letteratura dei secoli scorsi: il manicheismo etico, ovvero, molto banalmente, la netta distinzione tra bene e male. Nell’Ottocento, quando Carroll scriveva, ancora non era molto diffusa la concezione di personaggi opachi, grigi per dir così, e trovare qui questa messa in dubbio è sicuramente una sorpresa gradita.

Un altro punto che rende questa storia un po’ più per adulti della precedente è il tema del capitolo sei, ovvero dell’incontro di Alice con Humpty Dumpty: il linguaggio. Tutto quello che è racchiuso in quelle pagine sembra strizzare l’occhio proprio alla filosofia del linguaggio.

Poi ehi, stiamo parlando di una partita a scacchi, non di una partita a carte (personalmente amo giocare a scacchi, ma per gran parte della mia vita l’ho trovato un passatempo spinoso).

Il revival del Paese delle Meraviglie

Alice in Wonderland esce nel 2010. Il film è diretto da Tim Burton (e questo già dovrebbe dire molto) e racconta una storia che è sì collegata al primo libro di Carroll, ma se ne differenzia anche molto. Attraverso lo specchio segue la stessa filosofia. Cosa intendo?

Per farla breve, Alice in wonderland è una sorta di sequel dei libri: Alice è una ragazza di circa vent’anni che finisce nella tana del Bianconiglio per sfuggire ad una proposta di matrimonio che non si aspetta. Una volta finita nel Paese delle Meraviglie, poi, scopriamo che in realtà la ragazza è stata attirata lì dagli stessi abitanti che popolano i suoi sogni da anni perché lei è la prescelta, colei che taglierà la testa al Ciciarampa. Il mondo che Alice ha visitato da bambina (perché i suoi sogni sono in realtà ricordi di ciò che ha davvero fatto) è però più tetro di come lo ricordava, e questo perché la Regina Rossa tiranneggia da un bel po’. Alla fine la ragazza accetta di essere il paladino e, impugnata la spada bigralace, decapita il mostro, destituendo la Rossa e ridando la corona alla Regina Bianca.

Allo stesso modo Alice attraverso lo specchio, il secondo film (regista differente ma stesso contesto) parte dallo stesso incipit del romanzo (Alice entra nel mondo dello specchio) ma prende tutta un’altra piega: Alice scappa – in questo caso dalla “dura e triste realtà” della sua condizione di donna – e, attirata dal Brucaliffo (che è diventato una belliffima farfalla) si reca dalla Regina Bianca affinché lei aiuti il Cappellaio Matto a… Beh, a rinsavire: l’uomo è infatti convinto che la sua famiglia, sterminata dal Ciciarampa in passato, non sia morta. L’unico modo che Alice ha per aiutarlo è viaggiare nel tempo grazie alla Cronosfera, un marchingegno che la ragazza ruba al Tempo in persona.

Quindi ecco, le trame di entrambi i film sono quasi completamente diverse da quelle dei romanzi: sono delle libere trasposizioni delle storie di Carroll. E, anche se profondamente differenti (la differenza di età, le linee narrative nuove inserite) l’anima degli scritti di Carroll è ben presente e accesa.

Inoltre, ritroviamo nei due film gli stessi personaggi (anche se non tutti) dei libri, la scacchiera (che viene riutilizzata come campo di battaglia) e gli elementi della filastrocca del Ciciarampa; nel secondo film ritroviamo la stessa identica stanza del libro con tanto di Humpty Dumpty e pezzi degli scacchi in miniatura.

Il resto è aggiunto o, come nel caso delle Regine, fuso (la Regina di Cuori e la Regina Rossa sono due personaggi differenti su carta, mentre nei film troviamo un personaggio che le incarna entrambe).

Empowerment vittoriano

E ora veniamo al tema dei film; al principale, perlomeno: l’empowerment di Alice; la sua emancipazione. Il personaggio di Alice è infatti fin dall’inizio una ragazza fuori dal comune: si rifiuta di indossare corsetto e calze, è sagace e non tiene a freno la lingua, si rifiuta di conformarsi ai dettami della società del suo tempo. Il suo primo viaggio nel Sottomondo l’aiuta a prendere una decisione in merito al suo futuro, e insegna anche a noi spettatori una cosa molto importante, che fa eco all’I am no man! di Éowyn, ovvero che una donna può essere il paladino di sé stessa, non ha bisogno che un uomo impugni una spada per lei, mettendosi davanti alle difficoltà. E il primo film finisce proprio con il risultato della sua presa di posizione: Alice parte, appena ventenne, per un viaggio commerciale nei mari della Cina, non accompagnata. La ritroviamo tre anni più tardi capitano di quella nave a dare ordini ai suoi sottoposti e a salvare la vita dell’equipaggio da un’imboscata marittima: Alice è libera, e non può essere ingabbiata… Ed è qui che la realtà sembra sbatterle in faccia l’ennesimo due di picche, che causa la sua seconda fuga nel Sottomondo. Al suo ritorno è più decisa che mai e riesce ad emanciparsi completamente, convincendo anche sua madre, che le si era opposta, ad unirsi a lei nei viaggi per mare, indipendente e felice, e libera soprattutto di affrontare le difficoltà senza rifugiarsi ogni volta nel Sottomondo, che saluta come una vecchia amica.

Ho scritto tanto stavolta, mi dispiace😅 Se sei arrivatƏ alla fine, grazie di cuore! Spero che l’articolo ti sia piaciuto. Se vuoi parlarne puoi commentare qui sotto o, se ti viene più comodo, mandarmi un messaggio privato su una delle pagine social del blog.

A presto!

Autore: Francesca

Scrivo. In pratica non so fare altro: sono goffa, timida e secondo qualcuno amo dormire a testa in giù. Ma amo anche leggere e osservare. Insomma, mi piace scappare dal mondo reale per rifugiarmi in quelli immaginari.

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora